Giallo

Ugo Pirro erede di Leonardo Sciascia: quando il giallo è critica sociale

Domenica, 29 Settembre 2024

L'intenzione più evidente della letteratura contemporanea è quella di assecondare i gusti del lettore. Le mode sono la cifra esatta del presente, Wilde lo avrebbe confermato. Nei testi gialli, però, l'adesione della scrittura alla moda del momento raggiunge una cifra stilistica abnorme e spesso ci capita di poter saltare delle intere pagine, senza con questo perdere il senso della narrazione. Cosa differenzia dunque un'opera letteraria, di ispirazione artistica, dal lavoro mercatale dell'editor, intento ad adeguare l'opera narrativa ai gusti del pubblico?

Per prima cosa, l'autore non deve adeguare la propria scrittura alle richieste del pubblico. Un altro indicatore consiste nella capacità dell'opera letteraria di scostarsi dai cliché del tempo. Il lettore vuole essere rincuorato circa la propria visione del mondo, i suoi valori, l'etica e la morale. Volendo esasperare il concetto - dato che il pubblico, attraverso i media, è uno specchio della visione suggerita dalla classe dominante - lo scrittore che asseconda le istanze dei lettori è un eco dei dettami delle élite. Lo scrittore dovrebbe invece proporre la propria visione, scardinando i dogmi laddove li trovi errati. E dovrebbe proporre un'estetica capace di spiazzare il lettore, in grado di affascinarlo attraverso la creazione di una eccezione, e non mediante la rincuorante conferma di una regola. Un libro in cui le frasi che lo compongono sanno di già letto non appartiene al campo dell'arte. Un libro di cui è possibile saltare intere pagine, o addirittura capitoli, appartiene al settore del puro intrattenimento. E non certo l'intrattenimento come lo intendevano i greci o i latini.

Nell'epoca contemporanea, si afferma un nuovo concetto di intrattenimento, che nulla ha a che vedere con quanto di anarchico e sovversivo possedevano, per proporre un esempio, le commedie antiche. Aristofane produceva opere di evasione, ma erano anche prodotti eversivi rispetto all'ordine sociale e culturale del tempo. Oggi l'opera di evasione coincide con il concetto di consumo. Si consuma un libro sulla spiaggia così come si vede una serie su Netflix. Il principio del mercato domina le filiere editoriali, il gusto è uscito dai radar delle case editrici e perfino dei concorsi letterari. Nella nostra storia abbiamo avuto intellettuali capaci di criticare le strutture del potere. Pasolini ne è un esempio. E non solo: l'Italia vanta intellettuali determinati a morire per mantenere fede a un'idea. Giordano Bruno è morto per noi, come direbbero i Baustelle. Per affermare il principio sacro della libertà di pensiero e di parola. Oggi gli intellettuali sono gregari del pensiero plasmato dalle classi dominanti e diffuso attraverso i media. Gli intellettuali non sono altro che imprese di profitto che rispondono a principi economici di fatturato.

Le venature gialle e thrilling attraversano come un vento caldo opere narrative e testi audiovisivi, si infilano nei premi letterari e avvincono il pubblico dei lettori, orientando le produzioni e forgiando i diktat delle case editrici. Il mistero diventa una cifra editoriale, narrativa e commerciale. La curiosità del lettore indirizza le produzioni e sovrasta le classifiche di vendita. Il giallo è un genere reazionario, volto alla ricostruzione di un ordine inficiato da un evento delittuoso coincidente con il caos primigenio. E il giallo è anche un genere meccanico, basato su percorsi logici rigidi e meccanismi precostituiti. Le possibilità dei testi gialli di essere eversivi nei confronti del sentire comune sono scarse. Il lettore si attende uno svolgimento lineare della trama. Parimenti, la meccanicità implicita di tali testi li avvicina all'opera di consumo e li allontana dal concetto stesso dell'opera artistica. Piero Chiara aveva mostrato un'idea molto nitida di giallo letterario: utilizzava finali sospesi per deludere il lettore e inficiare il meccanismo stesso del giallo, rimandando il senso del libro alla cifra estetica, sviando i sospetti di un'opera di consumo e rinviando il senso del testo a significati reconditi, non facilmente raggiungibili.

Andrea Vitali, scrittore di Bellano classe 1956 e vincitore del Premio Chiara, ripercorre le orme del luinese Chiara. In Dopo lunga e sofferta malattia, l'autore si diverte a copiare il metodo usato da Piero Chiara e conclude un testo lasciando più di una questione in sospeso e non svelando alcuni dei maggiori arcani che aveva sottoposto al lettore. Seppure la scrittura dell'autore di Bellano sia imbevuta di ispirazione artistica, come testimoniano i numerosi passaggi poetici e la predisposizione a imbastire frasi al cui interno gli accostamenti risultino inusuali, il testo nel suo insieme sembra assecondare le maggiori richieste del pubblico. Il lettore viene continuamente imbeccato e lo scrittore si ritrova ripetutamente a dover vestire i panni di chi rammenti allo sprovveduto pubblico i passaggi pregressi della trama, assicurandosi che tutto nel testo coincida e sia in luce. Si respira un'aria di déjà vu, nonostante la scrittura sia tutto fuorché scontata. Si possono saltare diverse pagine senza perdere il senso del testo. In generale, si ha la sensazione che l'obiettivo dello scrittore sia quello di accogliere il lettore in un luogo comodo, che il lettore stesso conosce bene, e di volerlo soddisfare e assecondare in ogni richiesta. Nonostante un finale atipico.

Ben diverso è l'intento di un testo come Il luogo dei delitti di Ugo Pirro. Nome d'arte di Ugo Mattone, Ugo Pirro è stato un noto sceneggiatore, autore, tra le altre, della sceneggiatura del film celebre Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Da autore di sceneggiature come La classe operaia va in paradiso, Ugo Pirro sapeva bene cosa significasse produrre opere eversive e, seppure con metodologie del tutto diverse, dà prova del suo talento anche nel giallo Il luogo dei delitti. Scritto nel 1991, nel periodo crepuscolare della sua attività per il cinema, si tratta di un giallo tentacolare e inusuale. Utilizzando un delitto quale pretesto per tratteggiare i costumi della vita politica e delinquenziale del sud Italia, si avvale della cifra comica per smascherare l'ipocrisia delle strutture statali e delle forze dell'ordine. Avvalendosi dei registri del giallo, mette in scena una pièce teatrale che utilizza i luoghi comuni della commedia plautina. Il qui pro quo, lo scambio di persona, il rovesciamento dei ruoli sociali, il fraintendimento dovuto a un errore congetturale... sono tutti espedienti utilizzati da uno scrittore imbevuto di cultura classica, il quale ha per obiettivo la denuncia sociale, ma la persegue attraverso il genere del giallo e il tono evasivo della commedia. Nelle sembianze, il prodotto è di evasione e rivolto a un pubblico di massa, ma nella sua essenza è un'opera artistica dagli intenti sociali e culturali notevoli. Ricorda per molti aspetti la pellicola Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto.

Le vicende prendono forma a seguito della morte di un architetto, durante un incontro semi-clandestino con alcuni malviventi che hanno commissionato la costruzione di una serie di immobili nei pressi della Valle dei Templi. I malviventi, intimoriti dall’accaduto, rischiano di vedere andare in fumo i propri propositi. Capiscono, però, che una subitanea denuncia dell’accaduto li metterebbe in una posizione di forza nei confronti delle forze dell’ordine. Decidono perciò di chiamare la locale stazione di polizia. Di tutta risposta, il commissario considera conveniente non prestare ligio soccorso, con l’intenzione di non fornire un alibi ai delinquenti, che più volte aveva cercato di incastrare. Sotto scacco, il gruppo si rivolge allora ai carabinieri, i quali, però, scelgono a loro volta di trincerarsi in un vago silenzio, dato che immaginano che la telefonata sia precedentemente giunta presso i rivali della polizia e non intendono fare una brutta figura, lavando i panni sporchi degli odiati rivali. Si crea dunque una situazione surreale, caratterizzata da una staticità assoluta.

Risulta possibile azzardare, almeno nella finalità artistica, una certa comunanza di intenti tra Ugo Pirro e Leonardo Sciascia. Lo scrittore di Racalmuto è stato in grado di portare il genere giallo italiano ai suoi massimi fasti. Le sue opere, imbevute di uno stile marmoreo, resistente al tempo, capace con la sua lingua levigata di raccontare gli spazi interminabili del potere e le ombre da esso emanate, equivalgono alle pitture metafisiche di De Chirico. Portano luce negli antri spigolosi dello Stato, investono il tempo e gli avvenimenti dell'incolore luce dell'eternità. Una letteratura alta, ma di genere. Sciascia utilizzava i canoni del genere giallo per fare critica sociale. Mostrava al lettore i meccanismi logori del dirigismo statale. Foscolo aveva fornito di Machiavelli una lettura del tutto personale ne I Sepolcri. Circa il celebre scrittore e politico fiorentino si era così espresso: "Io quando il monumento vidi ove posa il corpo di quel grande che temprando lo scettro a' regnatori gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela di che lagrime grondi e di che sangue". Sciascia si adoperò assiduamente per “temprare lo scettro dei regnatori” e con certa intenzione. Mostrò i meccanismi del potere, con l'intenzione di renderli pubblici, di "sfrondarli", di farli meno corrotti e malsani. Ugo Pirro mostrò gli esiti nefasti di certa disinvolta politica e di una gestione nefasta dello Stato. E lo fece con i mezzi del giallo comico, accarezzando il grottesco e l’assurdo, proponendo al pubblico di massa opere in grado di suscitare, con il riso, sdegno e sgomento.

Scheda del libro

  • Titolo: Il luogo dei delitti
  • Autore: Ugo Pirro
  • Pagine: 225
  • Editore: Sperling & Kupfer
  • Anno: 1991

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