Prima di farlo, però, due considerazioni. La prima è che ogni cosa ha i suoi tempi e i suoi modi, motivo per il quale cercherò di non perdermi in chiacchiere, per rispetto dell’autore del Piccolo galateo degli spiriti. Lui le detesta. La seconda è che anche le facezie, i “moti di spirito”, hanno le loro regole. Ad esempio, è meglio bere la birra dalla lattina, imporre l’arancia nello spritz e, per l'aperitivo, preferire il dopo pranzo, per via della caciara. Andarci prima significa trovare troppa gente; dopo, il giusto.
“Ciascuno dovrebbe essere preposto alla propria solitudine, invece ciascuno sorveglia quella degli altri.” Questa è una citazione di Emil M. Cioran, tratta da Sommario di decomposizione, utilizzata anche nel Piccolo galateo degli spiriti. La decomposizione, come ricordato dalla sua coscienza nell’introduzione al libro, sembra essere l’obiettivo ultimo a cui aspira il protagonista. Il desiderio, invece, è quello di avere meno gente possibile, tra i piedi e i bicchieri. Questo l’avevo già capito da tempo. Voglio troppo bene a Donato per disturbarlo, per annacquarlo troppo con la mia presenza; c’è già chi gli ricorda quanto sia esibizionista e fanfarone.
Il piccolo galateo degli spiriti è come le etichette sulle bottiglie del vino: informa, ma un po’ anche inganna. Con la scusa di un resoconto delle bevute, di una giornata che per il protagonista inizia a mezzodì e finisce a notte inoltrata, ti fa credere che, appunto, si parli di spiriti alcolici. Forse è anche così, però ho contato quante persone, oltre al narratore, dicono qualcosa. Sono poche, mi pare due: lui e una cameriera, che si scambiano un “salve”, un saluto che significa “stammi bene, stai in salute”. Da oggi lo userò anch’io, fermandomi poi lì: per stare bene è necessario non rompere le scatole agli altri e, soprattutto, che nessuno lo faccia con noi. Donato, su questo, mi è parso categorico. Più vago, invece, il concetto di spiriti. Credo infatti che quelli di cui parla siano più quelli che stanno dentro le persone, che quelli che finiscono nei bicchieri. C’è chi le chiama anime. Guarda caso ci ha pensato anche Charles Baudelaire, con la poesia L'anima del vino. Ci tengo a dire questa cosa, perché a fanfaronaggine non è che scherzi nemmeno io. Dopo Cioran, eccomi su Baudelaire, con Baudelaire.
Siamo anime nel vino.
Puoi annacquarlo, allungarlo e pure guardarlo.
Non ci vedi, eppure ci siamo. Nel vino.
E quando finisce, finiamo forse con esso?
Non subito, o almeno così credo.
Sul fondo e nell’aria rimane qualcosa:
siamo noi, è il nostro ultimo respiro.
Certo, vi autorizzo a sghignazzare. In fondo, è quasi mezzanotte e forse anche le parole, come il vino, hanno bisogno di riposare. Ma prima che il sonno prenda il sopravvento, voglio aggiungere un’ultima cosa. Il libro racconta qualcosa di noi e della società in cui viviamo. Forse, è proprio negli alcolici che si cela la verità più profonda, quella che non osiamo dire ad alta voce ma che ci accompagna, bicchiere dopo bicchiere. A volte, si sta meglio da soli. E se proprio bisogna accompagnarsi, meglio scegliere i giusti ingredienti. Tra le righe del libro, Donato lascia trasparire un certo disagio verso il caos e l’imbarbarimento umano. Un’inquietudine che, forse, in fondo, condividiamo un po’ tutti. A proposito, chiudo con la domanda che gli avevo promesso: "Con lo spritz Cynar, ci metto comunque l'arancia? O un altro frutto?"
Il Piccolo galateo degli spiriti è stato pubblicato da IODIO, sul cui sito si può acquistare, in 400 copie numerate a mano, con il contributo di Majid Bita, che ha realizzato l’immagine in copertina, il poster allegato e le illustrazioni nel libro. Approfitto degli insegnamenti sulle regole di comportamento, delle buone maniere e del galateo che ho appena appreso, per dissentire scherzosamente rispetto alle note che l'editore ha redatto in riferimento al lavoro di Bita: possibile che Donato abbia accettato che si parli bellamente di "atmosfere oniriche e allucinate"? Non sa un po' troppo di mostra di provincia? Donato, se puoi, rispondi pure anche a quest'ultimo quesito. Grazie.
Aggiornamento: Donato Novellini ha poi risposto alle mie domande, sul suo profilo Facebook in questo modo:
Visto che pone due domande rispondo pubblicamente: nello spritz col Cynar non ci va l'arancia bensì una foglia di carciofo; riguardo il secondo quesito - "possibile che Donato abbia accettato che si parli bellamente di "atmosfere oniriche e allucinate"? Non sa un po' troppo di mostra di provincia?" - rispondo rivendicando il ruolo e la definizione di Provinciale. Del resto spero di rivedere l'autore in tempi ragionevoli, sarà un piacere brindare a spritz-Cynar, contro il logoramento della vita moderna.