Queste storie sorprendenti e uniche nel loro genere sembrano aver avuto origine in un altro mondo: un non-luogo, governato da Memoria e Fantasia, in cui si assiste all'eterno ritorno del Passato. Un mondo onirico che ricorda i visionari dipinti di Giorgio de Chirico, il fratello di Alberto Savinio (al secolo Andrea de Chirico). Una terra di confine, sospesa tra la vita e la morte, che trae linfa vitale dalla natia Atene (Alla città della mia infanzia dico) e dalla Grecia del mito.
Nove occhi dialogano con i sedici racconti raccolti in Casa «la vita»: otto finestre si aprono l'una dopo l'altra; la nona, invece, si chiude come a sancire la fine di un percorso iniziatico. Occhi spalancati su mondi d'inchiostro nati dalla fervida fantasia di un artista poliedrico (scrittore, pittore e compositore). Un autore capace di trasformare, attraverso similitudini e metafore-metamorfosi, la grigia realtà in un quadro surrealista.
Il Lettore – sonnambulo affamato di meraviglie – vaga per le strade di una Parigi iper-letteraria (Figlia d'imperatore) alla recherche di una magnifica assenza, di una donna amata e sognata, ma mai conquistata. È possibile innamorarsi di una donna mai veduta? Sì perché in questo multiverso d'inchiostro l'Amore segue altre, surreali, regole (Flora).
Nel giro di qualche pagina-vita, il Lettore rimane intrappolato in due stanze d'ospedale (Omero Barchetta, Storta la vita sana), stanze speculari e inquietanti, in cui si celebra il culto della pre-morte. L'aria si fa soffocante. I sette, sinistri, piani di Buzzati riaffiorano dai cassetti della memoria. Meglio fuggire altrove, meglio spiccare il volo, anche a costo di precipitare come Angelo. Giù, giù... Il Lettore-Icaro si ritrova in balia dei flutti di un mare surrealista (Walde«mare»). Un mare, popolato da un immaginifico bestiario (Un Maus in casa Dolcemare ovvero i mostri marini), che è il simbolo dell'eternità, del ritorno alle Origini e alla Grecia classica.
Non ci sono solo le Nuove Metamorfosi di Ovidio: altri uomini celebri tornano a calcare il palcoscenico della storia; Agamennone sembra prendersi una Vendetta postuma, mentre Raffaello cammina di nuovo tra noi (Formoso). La straordinaria potenza della poesia fa resuscitare i grandi del passato, uomini che hanno vissuto non una, ma cento vite.
C'è chi ha tutto il tempo del mondo, perché è immortale, e chi, invece, non ha tempo da dedicare alla lettura. Un uomo si tiene costantemente indaffarato per dimenticarsi che, prima o poi, dovrà morire (Il castellano di Philippeville); purtroppo per lui (e per noi), non esiste via di fuga né dall'angoscia (Trololò) né dalla parola fine. Persino Nivasio Dolcemare, protagonista di Infanzia di Nivasio Dolcemare, deve fare i conti con la morte: una morte che non è altro che un parto al rovescio, un ritorno all'infanzia, alle origini (Mia madre non mi capisce).
La casa-vita è una teoria di stanze in cui il tempo fugge: camere in cui si accumulano pagine amate, citazioni sottolineate, e in cui gli oggetti diventano l'ombra dei loro proprietari. Una casa in cui il Lettore sogna d'incontrare Savinio, dimenticandosi che, non appena scorgerà la sagoma dello scrittore, gli occhi si riapriranno e il sogno avrà fine.