L'opera più celebre di Michail Petrovič Arcybašev è ambientata nella pigra campagna russa, teoria di ameni boschetti e di dacie in cui eleganti signorine ricevono i loro corteggiatori. Il Lettore che ha frequentato la letteratura russa di fine '800 e inizio '900 non si lascia ingannare da questa atmosfera idilliaca: sa che le risate argentine delle ragazze cederanno presto il passo a sussurri lussuriosi e a discussioni filosofiche e politiche. L'aria è carica di tensione: la bella e flessuosa Lida, la sorella di Sanin, sta attirando su di sé troppi sguardi; la tempesta non tarderà a scatenarsi.
Lo scrittore russo ha immerso i suoi personaggi in uno scenario da idillio pastorale, ma la campagna rigogliosa e solare con cui Pan-Sanin s'identifica è oscurata dalle nubi di cattivi presagi. Attraverso una serie di metafore, gli elementi naturali si caricano di echi sinistri: i meloni diventano teschi umani conficcati al suolo; le cime, scosse dal vento, degli alberi si tramutano in una schiera di fantasmi; l'arrivo di una tempesta è l'emblema di una battaglia imminente. Questi paesaggi espressionistici e romantici rispecchiano le inquietudini di giovani divisi tra modernità e passato, tra istanze rivoluzionarie e consuetudini che pesano come catene, tra nobili aspirazioni e oscure passioni.
I personaggi di Michail Arcybàšev danzano sull'orlo dell'Abisso di Andreev, la voragine che rivela il lato oscuro della passione: le belle ragazze, desiderose di assaporare le gioie dell'amore, si tramutano in prede; gli uomini sono cacciatori privi di scrupoli, incapaci di tenere a bada le proprie pulsioni. Non appena superano la linea d'ombra della maturazione sessuale, le fanciulle si ritrovano sull'orlo del baratro: basta un passo falso per perdere la reputazione e per essere condannate all'infelicità. Il gioco dell'amore è truccato: le donne non godono della stessa libertà degli uomini, perché la società esige che rimangano illibate sino al giorno delle nozze.
L'antieroe che dà il nome al romanzo di Arcybàšev rifiuta di sottostare alle regole di una collettività che nasconde le proprie pulsioni sessuali e animalesche dietro la maschera ipocrita del perbenismo. Sanin appartiene alla schiera degli uomini del sottosuolo: individui complessi, attraenti e repellenti al tempo stesso, destinati a stregare i lettori. Sanin è tanto intelligente quanto cinico, tanto forte quanto brutale, tanto affascinante quanto lascivo. Questo personaggio scandaloso, questo uomo in anticipo sui tempi, mette in dubbio i dettami della religione e si fa fautore di una libertà che deve essere estesa anche alle donne. A queste istanze rivoluzionarie e, per certi versi, femministe, fa da contraltare uno sfrenato egoismo: Sanin è un individualista privo di scrupoli, un uomo che agisce unicamente dietro la molla dell'istinto, senza curarsi delle conseguenze delle sue azioni.
Lo spregiudicato e anarchico antieroe di Arcybàšev si contrappone alle altre figure maschili del romanzo e, in particolare, a Sarudine, l'ufficiale per niente gentiluomo che ha sedotto Lida. La radicale filosofia di vita di Sanin entra in contrasto anche con i dubbi e le angosce dello studente Yourii e con gli scrupoli morali del malinconico e sensibile Soloveitchik. Quest'ultimo sembra incarnare una figura ricorrente nella letteratura russa, quella del Folle in Cristo, emblema di ideali umanitari che non possono più trovare posto in una società abitata da egocentrici uomini del sottosuolo.
Il disilluso Sanin è consapevole di vivere in un mondo a dir poco imperfetto, un mondo in cui l'uomo non è più al centro dell'universo: se non c'è nessun grande disegno cosmico, se la vita non ha nessun significato, l'uomo può solo limitarsi ad assecondare i suoi istinti, a inseguire il piacere. Il giovane parla di un Dio assente e di un Cristo che, nel dettare il suo Vangelo, non ha tenuto conto dell'umana debolezza. Sanin, pur essendo inserito in una cornice da romanzo ottocentesco, si fa quindi portatore delle inquietudini di un nuovo secolo, un'epoca di distruzioni e rivoluzioni in cui i precetti della vecchia morale vengono rimessi in discussione.
Il romanzo di Arcybàšev affonda le sue radici nel sottosuolo di Fëdor Dostoevskij, abisso popolato da uomini inquieti e da demoni, ma sembra anche preannunciare l'avvento dei Sette pazzi di Roberto Arlt: in tempi oscuri, tempi di rivoluzioni e di terrore, le pagine della letteratura si popolano di personaggi controversi e complessi; specchi d'inchiostro che riflettono sia il desiderio di rinnovamento sociale, sia il lato più oscuro degli esseri umani. Guardare negli occhi personaggi estremi come Sanin e Erdosain equivale a scrutare dentro a una voragine in cui si cela la verità universale (e perennemente attuale) dell'umana sofferenza.