Fantastico

Vite immaginarie, di Marcel Schwob

Domenica, 01 Settembre 2024

Abbozzate in pochi tratti sapienti, magistrali per concisione, bellezza formale e densità informativa, le Vies imaginaires di Schwob sono come la nettezza di certi veleni, si leggono come entrando e permanendo in un’allucinazione possente: sono “puro hascisc… danno fuoco all’immaginazione (…)1

Luca Salvatore traduttore, tra gli altri, degli oscuri Canti di Maldoror  – ci introduce nellimmaginifico mondo d’inchiostro di Marcel Schwob. Lo scrittore-negromante ha evocato una teoria di spiriti inquieti: ha rivestito di carne ossa spolpate e ingiallite; ha ridato voce a ceneri mute. Ognuna di queste brevi e brucianti biografie ci “rapisce”, ci trasporta in un passato favoloso e oscuro. Solo la Morte (spesso improvvisa e violenta) del personaggio di turno spezza l’incantesimo, concedendoci un attimo di respiro, prima che nuove nubi d’inchiostro-hascisc tornino ad addensarsi.

Schwob ha ideato i ventidue testi che compongono Le vite immaginarie in arco di tempo che va dal 1891 al 1896. Le biografie, originariamente apparse in feuilleton o volume, sono successivamente state raccolte in un unico libro e ordinate secondo un criterio cronologico (dal V. secolo a.C. di Empedocle al XIX secolo degli assassini Burke e Hare2). Queste fulminanti e incisive storie affondano le loro radici nella predilezione della cultura simbolista-decadente per la forma breve:

È nel solco di questa tradizione, fatta di pura ipotesi poetica e congettura, di paziente lavoro d’immaginazione, in cui i fatti sono tenuti nella posizione subordinata che loro spetta, del “ciò che può essere detto in una mezza dozzina di strofe, bisogna dirlo, e poi tacere”, che le Vies imaginaires di Marcel Schwob vanno inserite d’ufficio, e i suoi sentieri poco battuti e mal segnalati, impraticabili per i più, permettono oggi di tracciare esattamente i confini di quella terra dei cumuli e delle ombre da cui provengono, alla luce anche del rinnovato interesse per la biofiction (…)3.

Dimenticatevi le Vite degli uomini illustri: Marcel Schwob ha dato corpo, odore e voce anche alla gente che non ha storia. Sul suo palcoscenico d'inchiostro, Cecco Angiolieri, il “poeta dell’odio”, ruba la scena al cantore de la Vita Nuova, mentre la dissoluta Clodia oscura gli astri di Catullo e Cicerone. L’intento dell’autore delle Vite immaginarie è chiaro:

(…) raccontare ogni vita con la stessa dovizia di particolari, nella sua irriducibilità, non importa quanto straordinaria, insignificante o abietta essa sia stata.

Schwob ha dunque puntato i riflettori su vite che la storia aveva lasciato nel dimenticatoio4. Lo scrittore francese ha incastonato queste “pietre scartate” nella montatura dorata del bello stile: ha prestato grande attenzione alla forma, ha cesellato ogni parola. Il risultato è una prosa elegante ed evocativa, capace di riportare in vita i morti.

Marcel Schwob si è aggirato nei cimiteri della Storia per generare nuove ossa da vecchie ossa, nuove storie da vecchie storie. Splendore e orrore, risate e strida di denti, voli pindarici e abissi d’abiezione, luci abbaglianti e ombre fittissime convivono sul suo palcoscenico immaginario. Artisti dannati, incendiari, criminali e donne perdute risorgono dalle loro ceneri e intrecciano una sfrenata danza macabra: Petronio segue le orme dei suoi personaggi; la merlettaia Katherine attraversa vicoli in cui risuona l’eco delle ballate di Villon; l’attore elisabettiano Gabriel Spencer incontra un amletico brigante.

Una volta dissipati i vapori di hascisc-inchiostro, alcune immagini – chiaroscuri caravaggeschi o fotogrammi di un film surrealista – rimangono impresse nella retina: un paio di maniche verdi, una cometa fiammeggiante, una pepita d’argento, un barile colmo di sangue… Schegge di vita che testimoniano la volontà di Schwob di farsi ambasciatore dell’individuale: lo scrittore non ci ha mostrato l’intera foresta; ci ha offerto ventidue, irripetibili, foglie5. Foglie, cadute e ormai appassite, che sono state rivestite da una patina d’oro. Vite, oscure e spesso abiette, che si sono tramutate in meteore fiammeggianti.

  1. Vite immaginarie, Marcel Schwob, a cura di Luca Salvatore, con un saggio di Riccardo Castellana, traduzione dal francese di Luca Salvatore, Feltrinelli, 2020
  2. Vite marginali. Nascita e sviluppo della raccolta di biografie romanzate nel ‘900, tesi di laurea di Giacomo Carlesso, Università Ca’ Foscari Venezia, anno accademico 2017/2018
  3. Dall’introduzione del traduttore Luca Salvatore all’edizione Feltrinelli
  4. Ibidem
  5. Vite marginali. Nascita e sviluppo della raccolta di biografie romanzate nel ‘900

Scheda del libro

  • Titolo: Vite immaginarie
  • Autore: Marcel Schwob
  • Pagine: 304
  • Editore: Feltrinelli
  • Anno: 2020

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