Fantastico

Una fata speciale, di Roland Topor

Giovedì, 26 Agosto 2021

Dopo la notizia del ritorno in libreria de L’inquilino del terzo piano, romanzo del quale mi sono occupato in un recente passato, ho deciso anch’io di puntare nuovamente sull’autore di quel libro: Roland Topor. In Italia, le pubblicazioni che lo riguardano hanno sempre sofferto di una difficile reperibilità, anche sul mercato dell’usato, con prezzi anche molto alti. Ben venga quindi la riproposta, da parte di Bompiani, della sua opera più famosa, conosciuta ai più grazie alla trasposizione cinematografica che ne fece Roman Polanski nel 1976.

Oggi voglio parlarvi di Una fata speciale, antologia di racconti, edita nel 1968 dalla Milano Libri di Giovanni Gandini, che pubblicò in quegli anni anche altri due testi di Roland Topor: Il bambino solo e La principessa angina. Mi lancio nel discorso esordendo con una banalità, necessaria però per inquadrarne non solo l'autore, ma anche per comprendere lo spirito del libro preso in esame. Roland Topor non solo è un "personaggio" del tutto inclassificabile, che nella vita ha fatto e brigato in ogni ambito, ma è anche un autentico trickster, con un animo burlone e truffaldino. Truffaldino perché mescolava le carte e i generi, ingannando il lettore e conducendolo sempre... fuori strada. Scrittore, paroliere, drammaturgo, sceneggiatore, illustratore, scenografo, attore, cartoonist, incisore e chissà cos’altro. Topor meriterebbe un'autentica enciclopedia. Inutile dire come una figura così non possa che attirare  ogni sorta di ammiratore. Senza scomodare Federico Fellini, con il quale collaborò a diversi progetti nella seconda metà degli anni Settanta, vi lascio alle parole che Davide Rosso ha speso su questo sito per Tiziano Sclavi, dove si scopre che Topor era l'autore preferito dello scrittore e fumettista di Broni.

Inventore di happening e di provocazioni, era considerato una sorta di orco gentile1, per le tematiche e l’approccio adottato negli ambiti del proprio fare. Lo humor nero era il collante che teneva assieme le mille cose di cui si occupava e incarna pienamente le caratteristiche di "un sarcasmo spinto in situazioni che, di solito, si giudicano troppo serie per scherzarci sopra"2. Un umorismo non solo nero, ma anche triste. Un ossimoro apparente che spegne la risata sul nascere e porta il lettore lontano dal punto di partenza, sui temi difficili della vita: l’amore, le relazioni, le aspirazioni, le delusioni e soprattutto la morte, del tutto onnipresente. Banalità per banalità, proseguo con una citazione attribuita spesso a Topor, nella quale descrive se stesso e il proprio lavoro:

Per guadagnare da vivere io non dispongo che dei prodotti derivati dalla mia paura… La realtà in sé è orribile, mi dà l’asma. La realtà è insopportabile senza gioco, il gioco consente una immagine della realtà. Io non posso perdere il contatto con la realtà, ma per sopportarla ho bisogno di questo gioco astratto che mi permette di trovare quello che può essere ancora umano.

Non sono riuscito a trovarne la fonte ufficiale, ma poco importa: lo stesso Roland Topor era abituato a smentire il proprio essere, mettendo in dubbio addiritura se stesso: 

Sapete, la maggior parte delle memorie sono inventate, ma nessuno se ne accorge mai. Allora perché privarsi del piacere di raccontare una vita che non si è vissuta ma che si avrebbe voluto vivere?

Anche in questo caso, la citazione è un po' traballante, ma chi sono io per mettere in dubbio ciò che avete appena letto? Ecco, lo spirito è quello giusto, anche per quanto riguarda i testi raccolti tra le pagina de Una fata speciale, concentrato di situazioni assurde e spiazzanti, che paiono quasi proiettili: si sente lo sparo e… puff, si è belli e che stramazzati al suolo, pronti per le fiamme dell'Inferno. In poche, talvolta pochissime pagine, l'autore sintetizza brutalmente un'idea, portandola all'estremo. Il gioco gli riesce talmente bene che non si può che rimanere increduli, davanti alle sue trovate, in una sorta di coito interrotto dove il piacere della lettura cozza contro l'epilogo improvviso che tutto mette a tacere. Sono mille le strade esplorate da Roland Topor, e non solo nel corso della propria vita. I racconti inclusi nell’antologia mescolano il reale con il fantastico, il grottesco col paradossale, la satira con la poesia, il nero con con l’umoristico. Purtroppo l’edizione italiana ne conta solo 25, a fronte dei 43 di quella francese, uscita nel 1967 per l’editore Christian Bourgois, con il titolo Four Roses for Lucienne. Viene da chiedersi naturalmente perché operarono il taglio, ma è inutile rimuginare su ciò che manca. Siamo di fronte ad uno dei tanti paradossi dell’editoria. 

A proposito di paradossi, Roland Topor mi ricorda un pochino Franz Kafka, e non solo perché in una delle più famose foto che lo ritraggono porta la bombetta come lo scrittore boemo. Certo, parliamo di un Kafka meno serioso, mi si passi il termine, più ubriaco e fumato dell’originale, ma gli ingredienti di base sono i medesimi. Tutto questo detto con il massimo rispetto per entrambi, che probabilmente ci riderebbero sopra. 

Roland Topor e Franz Kafka con la bombetta 
Roland Topor e Frank Kafka con la bombetta

Prima di finirla, due cose ancora. La più banale è che sulla rivista Il caffè letterario e satirico, nel numero 2 del 1971, uscirono alcuni racconti di Topor, alcuni dei quali inclusi nell’antologia Una fata speciale, altri del tutto inediti (in Italia, almeno). Chi volesse provare a leggerne altri, si procuri il numero incriminato. Infine, mi pare sgarbato concludere senza avere speso qualche parola su quello che più mi è piaciuto. Vista la mia predilezione per i succhia sangue, è scontata che la mia preferenza ricada su I denti del vampiro: racconto breve nel quale il professor Von Gunt sfida un francobollo vampiro, trafitto e sconfitto grazie ad uno stuzzicadenti di legno. 

  1. Addio Topor orco gentile, di Irene Bignardi. La Repubblica, 17/04/1997
  2. Topor. Il segno nero dello humor, di Paola Bistrot. Linus, settembre 2009

Scheda del libro

  • Titolo: Una fata speciale
  • Autore: Roland Topor
  • Traduttore: Franco Zappa
  • Pagine: 181
  • Editore: Milano Libri
  • Anno: 1968

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