Non è esagerato parlare di adattamento e non di traduzione, visto che la storia si discosta molto dalla versione originale e il protagonista non si chiama Pinocchio. Il libro è infatti conosciuto con il titolo Zolotoj ključik, ili Priključenija Buratino, che a partire dal 7 novembre 1935 uscì a puntate sulla rivista Pionerskaja pravda. Mi sembra del tutto superfluo aggiungere che Buratino è il nome dato al protagonista, nella versione russa. Aleksej Tolstoj, come detto, si è preso più di una libertà, trasformando l’originale in una fiabesca metafora in salsa sovietica che non appare per nulla un’imitazione dell’originale, bensì uno spunto da cui partire per qualcosa di completamente nuovo. Nel 1936 Aleksej Tolstoj scrisse, come prefazione alla “sua” prima edizione in volume, queste parole:
Da bambino molti anni fa io leggevo un libro che si chiamava «Pinocchio o Le Avventure di burattino» (cioè un fantoccio di legno, chiamato in italiano «burattino»). Io raccontavo spesso ai miei amici, ai ragazzi e alle ragazze, le divertenti avventure di Burattino. Ma siccome quel libro si è perso, io raccontavo ogni volta in modo diverso, inventavo tali avventure che non erano nel libro. Adesso dopo molti anni io mi sono ricordato il mio vecchio amico Burattino e ho deciso di raccontarvi, ragazzi e ragazze, la storia straordinaria dell’omino di legno.
Non è un caso che abbia parlato di “sua” prima edizione, perché la versione di Carlo Collodi, anche se tradotta in russo qualche anno prima, era di fatto introvabile, per non dire dimenticata: questo rese possibile la sostituzione di Pinocchio con il cugino Burattino, tanto che per i sovietici la storia vera è quella “adattata” da Tolstoj. E la storia, come già detto, cambia non poco, anche se in entrambi i casi si svolge in una città italiana e tra spunto dal lavoro di un falegname: Geppetto diventa Giovanni e Pinocchio si tramuta in Burattino, che la fiaba abbia inizio. L’intreccio, fin da subito, si dipana in maniera diversa, perché Giovanni regala il ceppo di legno ad un anziano e povero suonatore d’organetto, abituato a procacciarsi di che vivere suonando per vie e piazze, con la speranza che con il dono ricevuto egli possa intagliare un burattino e guadagnare qualche soldo. Dimenticavo, il padre putativo del protagonista si chiama Carlo, una sorta di omaggio a Collodi, o forse a Karl Marx, chi può dirlo…
Burattino incontra il Grillo parlante, fugge di casa e si imbatte nel gatto e nella volpe (o meglio, il gatto Basilio e la volpe Alice) e finisce al Paese degli sciocchi. La trama potrebbe essere quella che già conoscete, ma pagina dopo pagina, la distanza tra le due versioni si fa via via più ampia, quasi quanto il naso dell’omino di legno. L’antagonista di Burattino di chiama Carabas Barabas, malvagio impresario del teatro delle marionette, che farà di tutto per impadronirsi di una chiave d’oro, donata a Burattino da una tartaruga, che darà l’accesso a un teatrino magico, dove le marionette possono intrattenere il pubblico e fare i loro spettacoli, senza bisogno di un padrone. Ad aiutare Burattino, non una fata ma una pletora di marionette: tra queste spicca Malvina, che tenta in tutti i modi di educarlo alle buone maniere, nonché a leggere e scrivere. Le differenze tra le due versioni si fanno via via sempre più grandi, soprattutto nella seconda parte, dove emerge il valore dell’amicizia, del fare le cose assieme, rinunciando talvolta alla felicità individuale in favore di quella di tutti. Tolstoj ha investito Burattino della responsabilità morale di educare i piccoli lettori russi, di metterli in guardia nei confronti delle sopraffazioni, in primis da quelle messe in atto dai “padroni”. Burattino trova sempre un aiuto, anche da chi apparentemente ha poco o nulla da dare.
Aleksej Tolstoj ha preso e modificato i personaggi dell’originale di Carlo Collodi, in particolare tramutando il suo protagonista in un eroe positivo, non così bisognoso come il "cugino" italiano di essere educato e redento, per non dire cambiato. Burattino non si trasformerà in un bambino, cercherà di adattarsi all'ambiente in cui vive, cercando di dare il meglio di se stesso per la felicità di tutti, non solo la sua personale. La chiave magica non è altro che lo strumento attraverso il quale ognuno può trovare l’abbrivio per realizzarsi, nel rispetto dei propri talenti, facendo la propria e l’altrui felicità. Tolstoj ha riscritto la favola di Pinocchio in maniera più ottimistica, facendone una metafora della società comunista perfetta. Mi concedo infine una nota sarcastica, aggiungendo che Burattino mi è molto più simpatico di Pinocchio. :)
Dai tempi della lettura di Aelita cercavo Il compagno Pinocchio ad un prezzo accettabile e il destino me l'ha fatto trovare a Mantova, a pochi metri da casa. Dico questo perché grazie a questa cosa, ho scoperto che colui che mi ha venduto il libro ha una piccola ma meritevole casa editrice, chiamata Libri Finisterrae. Ci tenevo a farvelo sapere e ne approfitto per augurare buona fortuna editoriale a Daniele. Fine? Non ancora, perché ho anche scoperto che la prima traduzione dall'italiano al russo delle Avventure di Pinocchio di Collodi è stata fatta dal figlio di un emigrato mantovano e fu pubblicata per la prima vota nel 1906 sulla rivista Zaduševnoe slovo (La parola confidenziale)2. Il suo nome era Kamill Danini, figlio di Ambrogio Dagnini, nativo di Mantova e tenore molto affermato e conosciuto, che a partire dal 1840 cominciò a esibirsi a Odessa3, rimanendovi sino alla fine dei suoi giorni. Kamill nacque proprio a Odessa nel 1850, dove venne poi a mancare nel 1903. La cosa bella è che mantenne la cittadinanza italiana e si proclamava "mantovano", così come fece il primo figlio, un insegnante, che nelle sue pubblicazioni letterarie si firmava con lo pseudonimo di "Emil‘ Mantuanskij" (Emilio il Mantovano)4. Sulla storia dei Dagnini esiste un piccolo libro, scritto da Vladimiro Bertazzoni nel 1984, nel quale l'autore narra la storia di questa famiglia mantovana che scelse di trasferirsi in Russia, con una discreta fortuna. Non so dirvi però perché Dagnini si tramutò in Danini, ma poco importa... in fondo Pinocchio è diventato Burattino!
- Ecco quali sono i 50 libri più tradotti al mondo, Il Libraio
- Pinocchio in Russia: andata e ritorno, di Valentina Giovannoli, Roma, 2013
- Ibidem
- Ibidem