Fantascienza

Homunculus, di Gianni Roghi

Giovedì, 27 Febbraio 2014

Homunculus è l'unico romanzo scritto da Gianni Roghi, scrittore e giornalista, inviato speciale del settimanale «L'Europeo», campione di caccia subacquea e di sci, etnologo, biologo, ma soprattutto sommozzatore e pioniere dell'archeologia sottomarina. Una vita impegnativa e indubbiamente spericolata, che lo portò troppo presto e in maniera epica al cospetto di Caronte: il 3 marzo 1967 viene investito da un elefante impazzito durante un viaggio nella Repubblica Centro Africana. Una settimana dopo muore nell'ospedale di Bangui, all'età di quarant'anni. Giorgio Bocca, su «Il Giorno» del 12 marzo 1967, ebbe modo di scrivere: «...era soprattutto un uomo intelligente, troppo intelligente per identificarsi in una qualsiasi professione». Pochi anni prima, nel giugno del 1963, Roghi aveva scritto un articolo per «L'Europeo» dal significativo titolo: Dov'è la coscienza? Dibattito su un problema affascinante della scienza d'avanguardia: il peccatore biochimico. E in questo romanzo, in continuo bilico fra quello che oggi si definirebbe "noir" e qualcosa simile alla sindrome di Frankenstein, Roghi ipotizza la "realizzazione" di un super uomo geneticamente modificato tramite l'alimentazione della futura madre1. Significativa la scelta del nome del protagonista, lo scienziato autore dell'esperimento Giovanni Rogus, fusione tra il cognome dello scrittore e la parola latina rogus. Rogus con il significato di "preghiera, petizione" è vocabolo ignoto al latino classico, che registra invece, nello stesso senso, rogatus2. Nell'età medioevale, il termine figura in un notevole numero di esempi , tra i quali (in senso figurato) è interessante segnalare "ceneri, spoglie mortali".

Il risultato agghiacciante di una grande operazione di laboratorio genetico porta il nomignolo di Homunculus. Chiaro in questo caso il riferimento alla leggendaria forma di vita creata attraverso l'alchimia, al secondo Faust di Goethe. Nel laboratorio che fu di Faust, Wagner lavora a un esperimento straordinario: la creazione chimica di un uomo, o meglio di un cervello artificiale, antica aspirazione alchimistica e di varie tradizioni esoteriche. Nel romanzo di Gianni Roghi il risultato è invece un bambino di 6 Kg (di cui 2 di cervello), il cui padre è uno studioso apparentemente senza scrupoli che si è servito del corpo della madre come mero strumento scientifico. Homunculus rappresenta al tempo stesso la fine dell'homo sapiens così come comunemente concepito e, al tempo stesso, l'inzio di una nuova era: dalle ceneri del primo nasce un super uomo, dotato di un intelletto fenomenale. Tutto ciò sovverte le vecchie regole dell'uomo e mette repentinamente a fuoco le posizioni morali di protagonisti e spettatori. Ciascuno è improvvisamente costretto a rispondere alla domanda di fondo: "che cosa rimane da fare all'uomo?". Il fatto che sconvolge le vecchie regole funziona da catalizzatore: fa precipitare allo stato puro – allo stato simbolico – gli ingredienti, i personaggi della società umana. Ogni personaggio ha una sua risposta alla domanda, ed è sicuro che sia quella giusta, la più morale. Soltanto il dottor Rogus non ha parametri: il suo cervello è privo di schemi, di regole accettate a priori, è l'unico ancora libero di decidere3, anche se alla fine, rimasto solo, dovrà fare i conti con la propria paternità e l'amore.

Homunculus è figlio di quello straordinario periodo agli inizi degli anni Sessanta, nel quale esplose il fenomeno della fantascienza in Italia. Inìsero Cremaschi, autore di celebri romanzi e racconti di science fiction come Il quinto punto cardinale (1962) e marito di Gilda Musa, diede alle stampe nel 1978 l'antologia Universo e dintorni, che il poeta e critico Luigi Picchi non esitò a definire un vero e proprio "manifesto" della produzione fantascientifica nazionale4. In tale e fondamentale libro, Cremaschi ha cura di porre l'attenzione sui titoli usciti in questo periodo storico, sottolineando che si tratta di opere che, a differenza di quanto avveniva un decennio prima, sono firmate dagli autori con i rispettivi nomi di battesimo5. Tra questi anche Gianni Roghi e il suo Homunculus. Ho trovato il romanzo molto coraggioso, soprattutto se pensato una cinquantina di anni fa: vi si trovano problemi morali, la religione e molta Italia. Basti pensare ai "balletti" dei baroni universitari di fronte alla realtà... altrui, largamente antisignani rispetto a Dario Fo, ma anche al modo in cui terminano le indagini della polizia, con l'invito ad archiviare la pratica.

L'homunculus di Goethe è il simbolo di quella che Husserl denuncia come "crisi delle scienze"6, l'Homunculus di Gianni Roghi è invece un passo avanti, un tentativo di superare l'ostacolo e riprendere il sogno rinascimentale dell'uomo-automa. Un gran libro, di quelli che pongono domande, danno risposte e muovono il cervello.

  1. Note Biografiche, raccolte da Antonio Soccol con la collaborazione di Angelo Renato Mojetta e Andrea Ghisotti sul sito di Gianni Roghi, oggi non più visibile on line.
  2. Rogus = Rogatus, articolo di A. Pratesi. 1952
  3. Note di copertina, Homunculus di Gianni Roghi. Rizzoli, Milano, 1964.
  4. Inìsero Cremaschi (a cura di), Universo e dintorni. Garzanti, Milano, 1978.
  5. Una storia della narrativa di fantascienza italiana Universo e dintorni di Cremaschi. Articolo di Ilaria Biondi.
  6. Dal "Diario fenomenologico" di Enzo Paci, una traccia per la lettura della Crisi delle scienze europee di Edmund Husserl.

Scheda del libro

  • Titolo: Homunculus
  • Collana: Collana Zodiaco
  • Autore: Gianni Roghi
  • Pagine: 172
  • Editore: Rizzoli
  • Anno: 1964

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