Attualità

Vite reali e immaginate: in viaggio con Sherlock Holmes

Mercoledì, 31 Luglio 2024

Per la pausa estiva vi proponiamo alcuni ricordi e considerazioni di Ambrose Scott, legati a Sherlock Holmes, ai viaggi e agli incontri della vita. Buone vacanze, ci sentiamo a settembre.

Per natura, sono una persona molto scettica. Fino a quando non ho modo di vedere con i miei occhi, soprattutto le cose nuove e che non conosco, rimango sempre diffidente. Forse anche per questo sono spesso curioso. Nel 1989 ho terminato di leggere interamente le opere di Sir Arthur Conan Doyle, comprese quelle che non riguardano direttamente Sherlock Holmes. Di questa mia passione ho già parlato a lungo, anche su questo sito e pure sul quotidiano della mia città. Resta il fatto che sono sempre stato attratto dall’epoca vittoriana e il passaggio al genere gotico, come naturale conseguenza delle letture dedicate al Mastino, era un passo pressoché obbligato. Fu poi per caso che mi imbattei nei testi apocrifi, un filone interessante a cui ho dedicato molto tempo.

Ma un passo alla volta. Partiamo dalle biografie dedicate ai personaggi storici. Spesso sono ambivalenti, ricche di notizie ma con una prosa noiosa che stanca facilmente. Vincent Van Gogh è un pittore che sento caro, perché credo di condividere il suo stesso tormento. Avendo io un padre pittore, conosco la natura intima di queste persone, diverse dagli altri per attitudine e curiosità. Tempo fa ebbi modo di visitare una mostra dedicata all’impressionismo e tra gli artisti presenti, anche lo stesso Vincent: fu un’esperienza molto interessante, che mi segnò per il tempo a venire. Mentre contemplavo i quadri appesi, percepii una “strana” voce, capace di trapassarmi l’animo: “Lei deve essere Ambrose Scott, lo storico… mi permetta, lei non mi conosce ancora, ma io la seguo da tempo, soprattutto i suoi discorsi sull’epoca vittoriana. Dunque, lei conosce diversi fatti, seppure non in modo sistemico, mi passi il termine. Io sono Sergio Morin e sono certo che potrei suggerire alcune cose e avvisarla che lei è sotto esame”. Le parole di quello strano personaggio, che non conoscevo, un po’ âgé e bizzarro, mi misero agitazione addosso. Lo avevo immaginato? Il tanto leggere che facevo mi procurava allucinazioni e pensieri malati? Diciamo che c’erano tante cose che dovevo chiarire.

Ma un passo alla volta. L’ennesimo. Tempo fa fui presente a una importante manifestazione culturale, che si teneva a Firenze. Era il 1987 e il tema dell’evento era “Sherlock Holmes in Italia”. Tra i conferenzieri c’era un mio concittadino, un altro veronese. Per timidezza, non mi presentai nemmeno, ma diciamo che da quel giorno la mia passione per Holmes prese un'accelerazione, tra appunti, pensieri, parole e dibattiti vari. A distanza di anni, pur migliorando sotto diversi aspetti, faccio ancora fatica ad aprirmi completamente, esponendo di rado le mie teorie. Ho sempre avuto la sensazione che in pochi possano capirmi, forse per un eccesso di “teoria” da parte mia. Mi piace trovare riscontri tangibili nella realtà, mi si passi il termine, anche nei romanzi, e questo a volte fa sorridere la gente. Anche gli amici, aggiungo.

A distanza da quel 1987, mi accorsi che avevo ancora molte lacune da colmare. Spesso mi domandavo cosa sapessi di Sherlock Holmes e la risposta era inequivocabile: poco. Volevo capire tante cose e fu per questo che mi diedi da fare, anche con i sopracitati “apocrifi”. Proseguii poi il percorso, leggendo materiale edito e inedito, appassionandomi sempre più alla figura di Sherlock Holmes. Nel corso degli anni trovai diverse cose, alcune delle quali segnalate ai proprietari di una storica libreria di Milano. Alcuni di questi materiali hanno assunto una certa importanza per la comprensione dell’intera saga.

Ma torniamo a Morin. Cosa voleva da me? Non capivo perché volesse parlarmi. Diciamo che per certi versi mi intimoriva, per il suo fare autoritario. Decisi di ignorarlo, memore delle parole del mio maestro d’armi. Ho praticato la scherma e, nonostante la mia modesta coordinazione motoria, qualcosa dentro di me lo ha lasciato. Il mio animo, nonostante tutto, non si piega facilmente alle avversità, facendo tesoro delle parole dell’insegnante che mi diceva: “La mente deve dominare il corpo. Ricorda di controllare le tue emozioni, non offuscare la mente con la spazzatura. Quando sarai padrone dell’arma bianca, potrai battere i tuoi avversari. Sii risoluto e non demordere mai”. E così feci con Morin. Mi scusai con lui, dicendogli che probabilmente mi aveva confuso con un altro. La cosa finì lì. Lui mi guardò arcigno, senza aggiungere altro. La mia indole è introversa e preferisco allontanarmi dalle cose che reputo negative, per spirito di sopravvivenza. Ho provato spesso a migliorarmi sotto questo aspetto, con decisi passi avanti.

Qualche tempo dopo, era il marzo del 1991, decisi di intraprendere un lungo viaggio. Scelsi il mese di maggio in quanto il caldo non era così forte e non particolarmente fastidioso per la mia salute. Riscoprii alcuni luoghi a me cari, tra cui l’Olanda, dove prese vigore il mio interesse per la pittura e per la vita di Vincent Van Gogh. Ricordo quel periodo con nostalgia. Tra le varie tappe del mio peregrinare, soggiornai anche in Svizzera, immaginando dentro di me lo scontro finale tra Sherlock Holmes e il professor Moriarty. Le mie fantasticazioni vennero a un certo punto interrotte bruscamente, da una voce reale: “Lei crede di conoscere tanto della saga di Holmes, ma devo dirle che lei si sbaglia, almeno in questo caso. Mio zio era unico, malgrado avesse due fratelli, era un genio. Matematico e studioso attento di meteoriti, scrisse anche un trattato. Lo ha mai letto? In ogni caso, ciò che pensa di lui è falso, soprattutto se lo immagina come un banale criminale”. Alla fine si presentò come Rudolf Jerome Moriarty. Immediatamente, mi sentii quasi turbato: possibile che avessi io a che fare con un uomo che credeva di essere un discendente diretto di un personaggio immaginario? Pensai che costui fosse pazzo, o magari un burlone. Ancora una volta tentai di allontanarmi. Cosa voleva da me? Chi era realmente? Ma lui non mollava: “Lei pensa di sapere tutto, ma si sbaglia. Holmes non era un genio e ha commesso più di un atto sconsiderato. Stia attento e non riveli a nessuno la sua passione, o rischierà di essere deriso”. Queste affermazioni mi colpirono e fui tentato di mettere in discussione i miei interessi letterari.

In quel periodo portavo le calze lunghe, con le giarrettiere da uomo. Nel tempo, ho aggiunto anche degli stivaletti a tronchetto, con i lacci che si incrociano tra loro. Il mio aspetto ha comunque un po’ dell’inglese e sarà anche per questo che Sherlock Holmes mi piace e tendo a difenderlo. Sarà anche per questo che non mi andava di sentirmi attaccato in quel modo e mi allontanai subito da quella sorta di demonio, che lo accusava ingiustamente.

Qualche tempo dopo intrapresi un nuovo viaggio, proprio in Inghilterra. Conoscere dal vivo i luoghi che avevo visto solo in qualche vecchio film fu veramente piacevole. Ebbi anche modo di conoscere alcune persone, che sento ancora oggi, seppure di rado. La prima la conobbi durante un'escursione nella zona orientale del Sussex. Mi guardò e a un certo punto mi disse: “Lei è sicuramente italiano, fuma la pipa, tende a mangiarsi la pellicina delle unghie e combatte una guerra personale contro la forfora”. Un acuto osservatore, insomma. Si chiama Sefton H. e dopo aver lavorato per diversi anni in un laboratorio chimico pubblico, viene oggi di tanto in tanto contattato dalla polizia locale, per la sua predisposizione a valutare l’imponderabile. È infatti un conoscitore del settore degli idrocarburi e conosce almeno un centinaio di sostanze che, se usate in modo improprio, possono essere letali. Oltre a questo, colleziona vecchi libri di storia. La seconda conoscenza di allora la incontrai a Londra. Si chiama Patrick Watson, manco farlo apposta. Discendente di un noto medico inglese, ha a lungo tenuta nascosta la propria identità, per via di alcune vicissitudini familiari. Apparentemente ordinario, vanta comunque una discreta cultura. Stare con lui mi piaceva, soprattutto per la sua capacità di stupire. Potrei aggiungere molto altro, ma mi fermo. In sostanza, la vita può sorprenderci, nel bene e nel male. Fu grazie a loro che il mio amore per Sherlock Holmes non si è interrotto e di questo li ringrazio. 

Libri per genere: