Il sentimento che nutro per Sherlock Holmes è condiviso da circa trenta anni con altri appassionati e studiosi, molti dei quali sono riuniti nell'associazione Uno Studio in Holmes. Loro sanno esattamente di cosa sto parlando. A favore degli altri, che ignorano i temi delle mie esternazioni e possono provare sentimenti di vario tipo nei miei confronti, procedo qui di seguito con alcune considerazioni personali.
Ad esempio, all’interno del suddetto sodalizio c'è chi mi ha preso in simpatia e mi apprezza. Questo perché ho sempre reso partecipi gli altri delle mie scoperte bibliografiche, alcune anche significative. Fin da quando, simpatizzante e lettore indefesso, ho deciso di frequentare esperti di fama, anche internazionale, ho sempre cercato di condividere il mio sapere a favore di tutti. Dato che la loro età sopravanzava la mia, anche di molto, avevano certamente più esperienza di me. Nei loro confronti mi sentivo piccolo, quasi non fossi all'altezza. Con molta soggezione, ho cercato di conoscere meglio l'argomento, sollecitato dal desiderio di risolvere i miei dubbi e e di trovare risposte. Risposte che spesso sono arrivate e che in alcuni casi si sono dimostrate contraddittorie. Questo ha generato in me anche confusione e ulteriori domande. Naturalmente c'è anche qualcuno al quale non sto molto simpatico, ma è del tutto normale, soprattutto in ambienti così ristretti come quello degli appassionati di un genere.
Questa mia "sana devianza", come ironicamente mi piace definire il mio interesse per Sherlock Holmes, mi ha reso una persona migliore. Questo perché ritengo la passione un sentimento nobile, se non travalica verso l'ossessione. Provo a spiegarmi meglio: nel corso degli anni, la forza propulsiva generata dal mio eroe cartaceo, mi ha stimolato non poco, accrescendo il mio sapere e dandomi poi l'occasione di affrontare anche alcune strane circostanze, non tutte facili da vivere. La società contemporanea mal tollera chi, come il sottoscritto, non è omologato e ha interessi particolari. Sherlock Holmes, pur essendo molto popolare, non è certo oggi paragonabile a youtuber, tiktoker o ad un calciatore qualsiasi. Le mie esperienze, per quanto importanti, hanno rischiato di farmi fare la fine di Icaro: ho bruciato sul tempo iniziative lodevoli, annunciandole prima del dovuto per troppa foga e desiderio. Ho spesso vanificato il frutto delle mie ricerche, avvicinandomi temerariamente ai raggi tentatori del Sole. L'ego può fare brutti scherzi. A volte però mi ricompensa con cose inaspettate.
Purtroppo ho constatato anche, con amarezza, come ipotetici amici e conoscenti vari mi abbiano riservato atteggiamenti strani. Spesso sono stato preso di mira da salaci battute, con prese di posizione pessime e con attacchi gratuiti. Capita sovente, nella mentalità altrui, che le idee degli altri contino poco o nulla. Nella società odierna è importante apparire. Nella vita si incontrano spesso persone che risultano poi negative, perché sminuiscono il nostro lavoro, facendoci sentire inutili. L'arroganza può ferire molto. Per questo meritano un discorso diverso gli amici e le amiche, che oltre a darci conforto, sanno regalare emozioni uniche e indimenticabili. Ricordo ad esempio la chiamata inaspettata di uno di loro, uno dei pochi lontano dal mio ambiente letterario. Lui, malgrado le opinioni opposte e le differenze culturali, mi è sempre stato molto vicino. È un big della musica italiana e per riserbo non vi faccio il sui nome, anche se per la caratura della sua persona non farete fatica a capire di chi si tratta. Dicevo... era una Vigilia di Natale e dopo essere rientrato a casa, dopo il lavoro, mentre mi accingevo a festeggiare in famiglia, sento suonare il telefono. Una voce a me cara, mi passa un poliziotto che, con voce bassa, dichiara di voler interloquire con me per accertamenti: “È lei Ambrose Scott, detto Watson? Uhè, pistola, sei in cadrega? E dai, monta sù, ben comodo, non cader a terra adesso, te capì? Ocio! E che te dis Bon Nadal a ti e toda la to famia". Poi udii una sonora risata e mi si gelò la schiena. Inizialmente faticai a riconoscere quella voce, ma poi capii. È questo un ricordo che conservo gelosamente, che fino ad oggi ho raccontato solo a persone alle quali sono molto legato e che oggi condivido con voi.
Da bambino ero molto timido. Ho cominciato ad appassionarmi a Sherlock Holmes nel settembre del 1972, vedendo alla televisione alcune sue fugaci apparizioni: film in bianco e nero dal fascino evocativo. Fui profondamente colpito da questa figura, che mi apparve da subito molto particolare: per me fu una passione immediata, spontanea. Ma per molti anni Sherlock Holmes è rimasto un mito irraggiungibile, del quale a malapena sapevo soltanto che esistevano gli scritti dell’autore, Arthur Conan Doyle, ignorando tutto il resto. Anche se mi divertivano le varie trasposizioni, non ne conoscevo gli interpreti e non sapevo nulla sulla loro attività. Gli sceneggiati Rai e quelli realizzati oltre il confine mi colpirono moltissimo, così iniziai ad appassionarmi al periodo tardo vittoriano e mi avvicinai, quasi casualmente, alla lettura senza sapere ancora nulla del corpus reale del cosiddetto "Canone Doyliano", né dell’esistenza degli apocrifi, che invece sarebbero stati un genere che in futuro avrei frequentato moltissimo. Di film ero sempre famelico, ne ero avvinto, tanto che mio padre, per distrarmi da quella che considerava una passione futile e che presuntuosamente sottovalutava, un giorno mi persuase ad occuparmi di altri personaggi. Con il senno di poi, devo dirgli grazie, perché ho potuto conoscere così tante altre cose interessanti.
Poi arrivò l'adolescenza e con essa il gotico, che letteralmente adoravo. Il non detto della natura umana mi assorbiva molto, tanto che la mia formazione ne ha risentito: classica e rigida, con qualche conoscenza sistematica di alcune cose correlate. Nel luglio del 1988, dopo il diploma, approfittando dell’obbligo di leva, mi dedicai interamente alla lettura. In breve - e in modo molto sorprendente - a settembre avevo terminato di leggere tutte le opere di Conan Doyle con protagonista Sherlock Holmes. Poi mi dedicai a quelle apocrife. Un filone pressoché inesauribile, quest'ultimo, che tratto ancora oggi, alternandolo a letture diverse. La storia vittoriana mi incuriosisce sempre più.
In cantiere, oggi, ho due libri. Naturalmente li vorrei vedere pubblicati. In passato ci sono riuscito e vorrei fare altrettanto per questi nuovi progetti. Trovare un editore che mi accompagni è cosa delicata e che richiede tempo e perseveranza. Spesso vorrei mollare tutto e ritirarmi. Vi sembra una bella idea?! Ditemelo voi! A togliermi energia è la cattiveria gratuita: anche se certi individui sono solo delle tigri di carta, io mi sento molto stanco e mal sopporto certe prese di posizione. In verità, ci sono perfino momenti in cui mi sento vinto. Ma poi passano, come in questo caso. Ringrazio che mi ha permesso di esternare pensieri e parole.
Ho commesso qualche errore? Sicuramente sì, mi sono fidato troppo di gente sbagliata, persone che hanno tradito la fiducia che avevo posto in loro, ma io vado avanti, meglio pazzo che stupido: il mio ultimo scritto è stato un successo epico (grazie anche al sostegno di Stefano Guerra, che non ringrazierò mai abbastanza), tanto che mi stanno chiedendo di scrivere nuovi lavori. Magari potessi occuparmi di un’antologia: io e il mio attuale editore ci stiamo pensando e se l’idea andasse in porto ve lo comunicherò in anticipo.
Qualcuno con delle frecciatine mi dice a volte: “Ma chi ti credi essere? Ma quali pretese hai? Con quale titolo parli?”
E dunque? Ritengo che sia meglio esser soli che mal accompagnati, mi spiace per voi, ma non riuscite a colpirmi, siete dei “signori nessuno”. Io almeno un discendente di Watson lo conobbi sul serio, e voi? Nulla…
Quindi, lasciando perdere polemiche sterili, spero presto di concludere una trilogia a me molto cara: un autore lombardo mi ha chiesto di pubblicare un nuovo racconto e io, anche se talvolta mi piego, non mi spezzo. Per il prossimo anno posso sperare in qualcosa di nuovo; grazie per il vostro tempo e per il vostro affetto. Io ho saputo superare i limiti che la vita mi ha attribuito e, confidando che presto ci saranno ghiotte novità, vi mando un abbraccio forte. A prestissimo.