Dico male perché il romanzo biografico di Fred Deux è un concentrato di vita grama, di miseria e sfruttamento, nel quale l’autore ci ricorda la sua infanzia parigina tra le due guerre, facendo leva su odori e sapori molto forti. Non esagero, ma non è eretico paragonarlo a Morte a credito di Louis-Ferdinand Céline, così come a tratti mi ha ricordato un John Fante inselvatichito.
Nelle cinquecento pagine che compongono il libro, il protagonista racconta l'esperienza del quotidiano con gli occhi di un ragazzino, in un arco temporale che copre circa quattro anni. Con la famiglia abita in uno scantinato senza finestre, a pochi metri dall'inferno. Un inferno che non è solo evocato ma anche reale: sotto la tavola da pranzo, una grata divide il loro piccolo mondo dalle fogne della città, dalle quali ogni tanto tracimano non solo odori nauseabondi, ma anche merda e topastri di ogni tipo.
Il buco è uno degli elementi cardine del libro: la famiglia vive in un buco, dal buco sul pavimento escono mostruosità di ogni tipo, orifizi e deflorazioni fanno capolino, così come si ha sempre la sensazione di osservare la vita dei protagonisti dal buco della serratura. La vita della famiglia viene descritta senza indugi, dal padre alcolizzato alla madre malata, dalla nonna prostituta a quell'altra mezza cieca e pisciona, allo zio nullafacente e pieno di debiti. Il ragazzino mescola realtà e immaginazione, esperienze di vita vissuta con intermezzi onirici, realismo e surrealismo, in un flusso continuo che può turbare ma non stancare. Dimenticavo, si parla anche di amore, vita e illusioni. Mi sembra giusto specificarlo, tra le pagine c’è anche del… bene. Il buco, insomma, ha anche un qualcosa di uterino, di protettivo.
Nonostante l’alcolismo, la delinquenza, la malattia, il cattivo rapporto con la scuola e un precoce approccio alla sessualità, La Gana è un autentico inno alla vita, che ci ricorda come sia sempre possibile entrare in quel “cazzo di buco” per andare avanti nonostante tutto. Fred Deux ci racconta, paradossalmente, un approccio alla vita che trasuda fiducia. Tutto grida miseria, eppure questa parola compare forse una paio di volte giusto all'inizio del libro. Non c’è da meravigliarsi di questo, perché seppur coperti di merda, i protagonisti tirano avanti. E anche quando capitolano, lo fanno per propria libera scelta.
La Gana esce per la prima volta nel 1958, in Francia, per l’editore Juillard. Esce a nome di Jean Duassot, nome d’arte di Fred Deux e in Italia arriverà nel luglio del 1964, grazie a Roberto Lerici, che di lì a poco si beccherà un paio di denunce1, una delle quali da parte di un parroco milanese, scandalizzato dai toni e dai temi trattati. Toni e temi che invece ci entusiasmano, a distanza di così tanto tempo, perché è facile leggerci la buona fede, la genuinità di chi scrive senza compromessi. La Gana è un romanzo di formazione, con un fortissimo odore di vita: profumi dozzinali, urina, merda, sapone, alcol, cibi, sesso, …
Dopo qualche anno, La Gana venne assolta in tribunale2, dalle accuse mossegli contro. Da parte mia, lo promuovo incondizionatamente e spero che qualche editore abbia il coraggio di pubblicare nuovamente questo libro. Ho cercato invano una traduzione del titolo, se qualcuno potesse indicarmene il significato, lo scriva nei commenti. Per quanto riguarda la vita di Fred Deux, servirebbe un altro articolo solo per questo...
Edit del 10 agosto 2022: apprendo con piacere che GOG ha recentemente ristampato il libro. Ne sono felice, sia per il libro che per i meriti di questo sito.
- Maledizioni: Processi, sequestri, censure a scrittori e editori in Italia, di Antonio Armano, BUR, 2013
- Ibidem