Max Boschini: Massimo, per cominciare sono solito chiedere all'interlocutore un po' di informazioni che lo riguardano. Per cui, se ci puoi raccontare qualcosa di più su di te e sui tuoi interessi "librari", sarebbero più chiari i motivi delle mie domande e la tua presenza su questo sito.
Massimo Gatta: Mi occupo di libri da oltre quarant'anni e ho la fortuna di fare il secondo mestiere più vecchio del mondo, quale sia il primo lo lascio alla tua immaginazione. Accanto all'attività universitaria mi occupo di editoria del Novecento, di bibliografia e di tutti quegli aspetti paratestuali che ruotano intorno al libro. Infatti io circumnavigo il "testo" per occuparmi del "libro". Del primo se ne occupano gli storici della letteratura, i critici letterari, i filologi, gli italianisti ecc., del secondo tutti noi che bazzichiamo con gli aspetti non testuali e che sono talmente tanti che non avrei spazio per elencarli tutti.
Oltre a leggere, scrivo, come disse Carlo Bo della sua vita. Faccio parte di una serie di comitati scientifici di riviste (Charta, Biblioteca di via Senato, ecc.) e di collane editoriali (Piccola Biblioteca Umanistica di Olschki), sono direttore editoriale, insieme a Oliviero Diliberto, della casa editrice Biblohaus di Macerata. Ho pubblicato parecchie centinaia di cose, tra articoli e volumi, insomma la mia è una vita quasi completamente cartacea.
Max: Già, la carta. Da ciò che leggo e vedo in giro su di te, hai una passione smodata per i libri stampati. Ci puoi dire qualcosa di più?
Massimo: Faccio parte ancora del Novecento, per cui non amo le nuove tecnologie, che comunque utilizzo, ma resto legato al mio passato storico, alla carta, alla pergamena, agli appunti scritti con la penna, al fascino senza tempo dello sfogliare un libro di carta, sia esso antico, moderno o contemporaneo.
Max: Hai qualche tema che ti attrae più di altri?
Massimo: Mi piace anche cercare tematiche sghembe, laterali, oblique sulle quali fare ricerche e, magari, pubblicarle sia in articoli, che in plaquette o volumi. Insomma mi diverto un mondo a seguire il mio istinto, senza steccati, senza trombonismi accademici (per carità...), senza sussiego eccessivo per i Maestri, le Teorie, i Canoni. Siamo tutti di passaggio e bisogna sfruttare al massimo questa brevità, inutile rovinarsi la vita con le ideologie, gli steccati, il politicamente corretto e altre fesserie del genere. Mi ritengo un… gatto sciolto e ne vado fiero. Non devo ringraziare nessuno e sono immensamente felice della libertà che finora mi hanno concesso direttori di riviste, di collane, editori nel lasciarmi scrivere ciò che voglio e come lo voglio, senza cambiare neppure una virgola.
Max: Non ti nascondo che il tuo accenno alle tematiche sghembe ha immediatamente attirato la mia attenzione, visti i temi che trattiamo. Ci puoi dire qualcosa di più?
Massimo: Le tematiche sghembe sono quelle più difficili ma anche più eccitanti perché sparigliando le carte fanno pensare meglio, allargano gli orizzonti, rendono più curiosi i lettori, offrono alternative a tutto quanto abbiamo sotto gli occhi, le solite cose, i soliti libri, le solite facce, gli stessi giornalisti da decenni, i politici, le starlette, gli influencer (ma in sostanza che fanno?), le cose di cui dovremmo fare a meno eppure pare che la maggioranza non ci riesca proprio. Tra le ultime tematiche strane, ovviamente stiamo sempre parlando di tematiche legate ai libri, che ho voluto approfondire c'è ad esempio quello delle cravatte con motivi di libri, perché mi ero reso conto che potevano costituire una sorta di piccola biblioteca portatile, con un suo fascino, una sua eleganza, qualcosa di molto particolare ma che nessuno aveva tentato di mettere insieme. Con alcuni preziosi amici collezionisti di cravatte ho quindi realizzato Scaffali di seta, una plaquette in uscita in questi giorni per Biblohaus, tutta illustrata e con un testo a corredo.
Poi ho voluto raccogliere i colophon "umanistici" di una grande stampatore del Novecento, Franco Riva; i colophon sono, nei libri stampati manualmente e in quelli particolarmente pregiati, quelle notizie stampate alla fine che ci dicono che caratteri tipografici sono stati usati, la carta, la tiratura, il nome dello stampatore, il giorno mese e anno della stampa, ecc. Ebbene in molti colophon delle sue edizioni Riva utilizzava un vero e proprio linguaggio narrativo, poetico, umanistico appunto e ho reso omaggio alla sua memoria con questa piccola scelta, anch'essa uscita in plaquette Biblohaus.
Uscita da pochi giorni è anche un breve studio sulla biblioteca antica di Umberto Eco (venduta dagli eredi alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano), cioè di quella parte molto ridotta ma estremamente pregiata della sua magnifica biblioteca (circa 40.000 volumi, donati invece all'Università di Bologna Alma Mater Studiorum, insieme al suo archivio), costituita da circa 1.300 volumi antichi, con 11 incunaboli (libri cioè stampati entro il 31 dicembre del 1499) che ho analizzato anche in rapporto ai valori economici e culturali, e al legame indissolubile tra questi antichi volumi e tutti i suoi romanzi per i quali hanno costituito l'architettura portante. In ultimo, per così dire, mi sono occupato della biblioteca privata di Giovanni Verga, conservata a Casa Verga a Catania, sempre una plaquette illustrata.
Max: Ho avuto il piacere di acquistare due libri che hai curato, uno per le Edizioni SO e uno per Biblohaus. Il primo è "Opera aperta Garzanti (1947-1948)" e il secondo “Diavolerie in forma di libro”. Entrambi meravigliosi. Ti chiedo qualche retroscena, qualcosa di succulento per entrambi…
Massimo: Per l'amico Simone Berni ho scritto, se ben ricordo, tre librini e quest'ultimo mi è particolarmente caro perché la prestigiosa Collana creata di Enrico Falqui e che all'epoca era all'avanguardia perché ristampata in anastatica importanti volumi di poesia e prosa usciti nei primi del '900 di autori all'epoca non ancora diventati dei Maestri riconosciuti. Inoltre mi è sembrato davvero scandaloso che in TUTTE le storie dell'editoria del Novecento, così in vari peraltro ottimi studi sulle Collane editoriali italiane del Novecento, nessun accenno ci fosse a questa Collana importante. Ho così per la prima volta riunito tutti i titoli, con schede ampie, una bibliografia per ciascun titolo e la foto del frontespizio, peraltro identico per ogni titolo. Questi volumi di Opera Prima erano curatissimi dal punto di vista filologico e grafico e stampati su carta a mano a bordi intonsi, cioè con la carta non rifilata (mantenendo le cosiddette barbe), come accade per quella prodotta manualmente.
Per l'altra plaquette che citi anche questa è stata una piccola avventura nei mari agitati del poco noto, del curioso, del demoniaco, ma attingendo essenzialmente a tutti quei volumi, veri o inventati, presenti in alcuni romanzi, in particolare Gomòria di Carlo Hakim De' Medici che è stato lo spunto principale perché c'è un intero capitolo nel quale il protagonista descrive molti di questi libri presenti nella sua villa alla Malanotte, se hai letto il romanzo sai di cosa parlo. Oltre ovviamente al Club Dumas di Perez Reverte, che giudico un piccolo capolavoro, e un altro dimenticato libro del secondo Novecento, in cui sono citati altri testi di demonologia, alcuni reali, altri inventati. Anche questa volta nessuno ci aveva ancora pensato a mettere insieme tutti quei pseudobiblia, come tecnicamente vengono definiti; un tempo volevo fare lo stesso per Di bestia in bestia di Michele Mari, ma poi l'idea fuggì via.
Max: Non ti nascondo che è un piacere ascoltarti, oltre che a leggerti. Da quando ti seguo su Facebook, ho scoperto un sacco di libri che vorrei avere. Mi hai già un po’ risposto, ma c’è un autore o un romanzo che ti senti di consigliare? Parlo di un dimenticato, che magari parla di cose strane…
Massimo: Per motivi professionali sto seguendo un celebre italianista che si sta occupando di Manganelli, uscirà un'edizione importante di sue cose. Ebbene citando Manganelli mi viene in mente un libro davvero bello e dimenticato di Augusto Frassineti, che fu forse il suo unico vero amico, da poco ristampato da Italosvevo, si intitola Tre bestemmie uguali e distinte che tra l'altro, nell'edizione originale, ha una fantastica e paradossale fascetta editoriale che dice: "Sulla necessità di uccidere i bambini". Ci ho messo un bel pò per trovare l'edizione completa di fascetta.
Max: A proposito di fascette, so che ti interessano molto, vero?
Massimo: Le fascette editoriali sono fondamentali, soprattutto riguardo alla completezza dell'edizione. A tal proposito sto lavorando appunto a una Breve storia della fascetta editoriale e contemporaneamente a un libretto, Breve storia dei delitti in libreria, che affronta un sottogenere del bibliomystery, sia anglo-americano, ovviamente, ma con molte sorprese italiane, romanzi italiani dove il delitto in libreria diventa protagonista.
Max: Sei veramente una miniera di informazioni e curiosità bibliofile e sono felice di averti posto queste domande. In chiusura, credi ci sia ancora posto per chi, come noi, ama la carta, le rarità bibliografiche e… le fascette?
Massimo: Certamente, ci mancherebbe. Il mondo è talmente vasto e interessante, e c'è posto per tutti. Per il festival di Sanremo e per Umberto Eco (chissà se ne ha anche scritto), dei tablet e della carta con barbe, dei piccì e della scrittura con la penna, dei libri in formato elettronico e di quelli di carta, rilegati o in brossura, belli, brutti, alti e bassi. Bisogna avere poco la puzza sotto al naso, non per niente viviamo in democrazia e abbiamo ancora la libertà di vivere come meglio crediamo. E mi dai l'occasione per dirti che stiamo per chiudere un libro a mio parere assai bello di Lucio Coco, che riguarda le biblioteche perdute di Dostoevskij, Mandel'stam e Brodskji. Ebbene loro sì che vissero tempi drammatici, oscuri, terribili, pieni di delatori, carceri, gulag e purghe staliniane. Noi dovremmo sempre ricordarcelo e avere molto più tolleranza per coloro, e sono tanti, che non condividono le nostre scelte, le nostre manie, le nostre passioni, le nostre abitudini. Però ti chiedo di non chiamarmi bibliofilo, detesto la parola e coloro che ne fanno parte, alcuni davvero da ridere.
Max: Certo! Ma dimmi, come preferiresti essere definito?
Massimo: Mi considero un semplice bibliografo, un manuale, un bibliotecario che preferisce sconfinare in diversi territori, ma senza alcuna puzza sotto al naso. Se un libro mi interessa davvero lo prendo, anche senza copertina, coi fogli strappati e pieno di macchie. Chi se ne frega. I libri sono documenti, non bomboniere.