Cesare Bermani, nel bellissimo Il bambino è servito (1991), parlando delle leggende urbane si ricollega al folklore e ai grandi affreschi storico-etnografici degli anni ’50 e ’60; il mondo magico lucano-salentino di Ernesto De Martino, le riflessioni di Carlo Ginzburg sul sabba, fino agli studi di Jung sul simbolo, di Bettelheim sulla fiaba e di Freund sul perturbante. Particolare la lunga citazione dagli Annales d’histoire économique et sociale di Marc Bloch sulla psicologia collettiva e gli errori e le falsità che essa produce. Notizie false, errori che si propagano e si amplificano ingigantendosi di bocca in bocca, testimonianze imperfette che contengono i pregiudizi e i timori della società che li ha prodotti. La chiosa di Bermani a Bloch è essenziale: le leggende sono errori di un inconscio collettivo che si propagano perché portatori di una verità rimossa.
Ho trovato La festa del raccolto per caso, nella cesta dei libri che si possono scambiare messa a disposizione dalla biblioteca del mio paese. Cercavo il romanzo di Thomas Tryon da così tanto tempo da non ricordarne nemmeno bene il motivo, visto che non è uno di quei titoli che tutti cercano e che il suo autore è pressoché uno sconosciuto, almeno nel nostro paese. Devo dire che tutto questo ha giovato alla lettura, libera da preconcetti e da influenze varie: mi capita spesso che una recensione influisca sulle aspettative o sveli quegli aspetti del libro che invece andrebbero tenuti segreti.