Non molto tempo fa mi sono recato a Tito, in provincia di Potenza, per qualche giorno di vacanza con la famiglia. Senza tediarvi oltre con informazioni del tutto personali, aggiungo semplicemente che nel paese lucano ha sede il "Fondo Alianello", ospitato nella locale biblioteca e composto da quadri, disegni, fotografie, documenti, libri e alcuni oggetti personali appartenuti a Carlo Alianello, scrittore e sceneggiatore cattolico, nato a Roma da padre potentino e madre titese. Naturalmente non ho resistito e complice una giornata senza escursioni in programma, ho vinto la pigrizia e trovato l’abbrivio per una doverosa visita al "Fondo Alianello".
Buzzati fantastiqueur, pasticheur di stili, dìablerìe alla Buzzati.
Nella nostra ricerca sul fantastico nella letteratura italiana, non può mancare un approfondimento su uno scrittore così ingombrante. Autore facile? Per bambini? Trascurato? Eccessivamente rivalutato? Buzzati è stato, dagli anni ’30 fino agli inizi degli anni ’70 l’autore che più di tutti ha indagato i topoi della tradizione fantastica. I suoi racconti, oggi, possono apparire dei pezzi d’antiquariato dove il perturbante veste i panni moderni dell’Italia del dopoguerra, in particolare quella investita dal Boom economico degli anni ’50.
Questo è un libro che mi è particolarmente piaciuto e a cui sono molto legato; per l’occasione ho deciso di fare uno strappo alla regola non scritta, che vorrebbe che su questo sito si recensissero solo titoli di difficile reperibilità, parlando di un’opera che, seppur molto datata, è da poco stata ristampata da Relapsus, piccola casa editrice di Gallarate, nel varesotto. Il libro in questione si chiama Il palazzo del Diavolo: leggenda mantovana di Ulisse Barbieri, pubblicato per la prima volta nel 1868 dell’editore Natale Battezzati di Milano.
In una villa nei dintorni di Roma, si verificò uno strano fatto. Una notte, un cacciatore che si era levato prima dell'alba, udì una voce infantile che cantava con tono stridulo una canzoncina: poco dopo la voce s'interruppe, e si udirono delle grida laceranti, miste a singhiozzi...
Quando ero piccolo mio nonno mi mostrava la collina della Giana, o delle Giane (la grafia non importa: il dialetto non è fatto per essere scritto). Era – è – un rilievo ondulato, coltivato a grano: in mezzo stava un'apertura puntellata da mattoni, probabilmente (credo, oggi) un pozzetto medievale, scavato in corrispondenza di una fonte. Mi ci sarebbero voluti anni, e la lettura di Storia notturna di Carlo Ginzburg, per capire che quella misteriosa Giana (una donna? "Una specie", mi diceva mio nonno, senza entrare nei dettagli) altri non era che Diana cacciatrice, sopravvissuta e trasfigurata da duemila anni di Cattolicesimo; e le Giane null'altro che le Dianæ, le ninfe che l'attorniavano, ora divenute una qualche sorta di fate (donne? una specie).
Se vieni da nord, e se sei Goethe o Winfried Sebald, la visione del Garda è un preludio del Mediterraneo: limoni, glicini, il Pisanello e la Cappella degli Scrovegni, e forse l'intuizione remota delle rovine di Roma. Ma se vieni da sud, e hai imboccato l'autostrada del Brennero a Modena (e da lì a Berlino, dicevano Tondelli e Giovanni Lindo Ferretti, è un attimo), il giallino delle facciate delle case, la forma dei campanili e l'aroma di certi alberghi rischiano, a quell'altezza, di parlarti d'altro. In qualche modo impercettibile, sei entrato nella Mitteleuropa: quel corpo immenso, kaiserlich und königlich anche se il re-imperatore non c'è più da quel dì, che ancora nel 1925 il motociclista austriaco Ernst Ganauser andava cercando - immortalato nel film muto Der Kilometerfresser - da Bolzano alla Bosnia-Erzegovina, da Milano a Praga e Vienna, sulle macerie lasciate dalla prima guerra mondiale.
Inauguriamo qui un'ideale 'Guida alle guide dell'Italia lunare', a quei tentativi, cioè, di mappatura - Baedeker, reportage, inchieste - che a partire dagli anni '60 cercano di dar conto del lato più oscuro, inquietante e insolito del Paese dove fioriscono i limoni. Iniziamo con una delle più note e interessanti, I misteri d'Italia di Dino Buzzati.